Personaggi

Cristina di Svezia

Il 18 dicembre ricorre la nascita (nel 1626) della Regina di Svezia Cristina (1626-1689), divenuta Cristina Alessandra Maria dopo la conversione al Cattolicesimo (in svedese, rispettivamente Kristina av Sverige e Kristina Alexandra Maria)
it.wikipedia.org/wiki/Cristina_di_Svezia
sv.wikipedia.org/wiki/Drottning_Kristina
eo.wikipedia.org/wiki/Kristina_(Svedio)
​Salita al trono a sei anni nel 1632 (fu per questo chiamata “Regina Bambina”), per la morte in guerra del padre Gustavo II Vasa, ebbe i pieni poteri solo nel 1650; nel 1652 ebbe una crisi religiosa, e si convertì al cattolicesimo suscitando scandalo (il padre era stato uno dei massini difensori del luteranesimo durante la guerra dei trent’anni).
Nel 1654 Cristina abdicò in favore del cugino Carlo Gustavo (che divenne Re Carlo X), ottenendo in cambio rendite terriere e l’affidamento in feudo del villaggio di Norrköping, delle isole di Gotland, Öland e Ösel, e delle residenze reali nel Meclemburgo ed in Pomerania; inoltre, i suoi cospicui debiti (causati da una vita dispendiosa) vennero estinti dal Tesoro di Stato.
Per timore che questi benefici fossero revocati, Cristina ritardò la professione ufficiale di fede cattolica, che ebbe luogo soltanto il 3 novembre 1655 nella Hofkirche (Chiesa di Corte) di Innsbruck nel Tirolo austriaco, sulla via per l’Italia; quella professione è ricordata nel monumento a Cristina in San Pietro in Vaticano.
I timori non erano infondati: dopo la sua conversione pubblica, le rimesse dalla Svezia si assottigliarono, tanto che alla fine – anche per l’elevato tenore di vita – Cristina dovette vivere di offerte e prestiti.
Cristina lasciò la Svezia (in incognito, a cavallo, vestita da uomo), trascorse il resto della vita in vari Paesi d’Europa, ed infine si stabilì a Roma, dove fece ingresso trionfale, con un seguito di 255 persone, il 23 dicembre 1655, da Porta Flaminia/ Porta del Popolo, ristrutturata per l’occasione da Gian Lorenzo Bernini. Da quella stessa Porta (entrata a Roma dal nord), il 28 ottobre 1922 fecero ingresso trionfale i fascisti partecipanti alla Marcia su Roma

Marŝo al Romo


Nella parte superiore della Porta (però, sulla facciata interna), un’iscrizione latina ricorda il “felice e fausto ingresso” di Cristina, con il simbolo araldico del Papa Alessandro VII Chigi, cinto dai fasci di spighe dei Vasa. Ci si è domandato perché l’iscrizione di benvenuto sia sulla facciata interna della Porta anziché su quella esterna (visibile da chi arriva); si è supposto che il Papa abbia voluto prendere le distanze da Cristina, di cui era nota l’invadenza, nel momento stesso in cui, per esigenze di facciata (chiedo scusa per il gioco di parole) era costretto ad accoglierla con grandi onori.
In una solenne cerimonia in San Pietro in Vaticano, in cui fu esaltata l’abiura della sovrana di un Paese luterano (Cristina rinunciò al titolo di Regina soltanto quando vi fu costretta, dopo la morte di Carlo X nel 1660 e l’infruttuoso tentativo di tornare sul trono di Svezia), Cristina aggiunse i nomi Alexandra e Maria.
A Roma, Cristina si stabilì prima a Palazzo Barberini; poi abitò a Palazzo Farnese (di fronte alla chiesetta di Santa Brigida di Svezia, un’altra svedese che scelse di vivere a Roma); poi a Palazzo Rospigliosi; poi nella Villa Farnesina (oggi sede dell’Accademia dei Lincei, succeduta all’Accademia d’Italia)

Emilio Cecchi


infine nel Palazzo Riario (oggi Palazzo Corsini, sede della Galleria Nazionale di Arte Antica), il cui grande parco (ora sede dell’Orto botanico di Roma) saliva fino in cima al Gianicolo.
Qui Cristina installò la sua piccola corte, e nel 1674 creò l’«Accademia Reale» (in seguito divenuta «Accademia dell’Arcadia» o «Pontificia Accademia degli Arcadi»),
it.wikipedia.org/wiki/Accademia_dell%27Arcadia
sv.wikipedia.org/wiki/Accademia_degli_Arcadi
dedicata alla musica, al teatro, alla letteratura ed alle lingue.
Dotata di un temperamento indipendente e ribelle, ma anche molto tollerante, Cristina entrò in conflitto con Papa Innocenzo XI (1611-1689), il quale, preoccupato degli effetti degli spettacoli teatrali sulla pubblica morale, proibì ogni spettacolo, ridusse a granaio il teatro di Tor di Nona istituito da Cristina, e proibì alle donne di recitare, di cantare e di vestire abiti scollati. Cristina, invece, lasciava che nel suo teatro personale le cose continuassero come prima.
Dette prova di apertura mentale anche in altre occasioni:
– quando nel 1685 il Re di Francia Luigi XIV revocò l’Editto di Nantes
it.wikipedia.org/wiki/Editto_di_Nantes
eo.wikipedia.org/wiki/Nanta_edikto
abrogando il diritto di libertà di coscienza e di culto dei calvinisti francesi (ugonotti), Cristina, sebbene cattolica, scrisse una lettera di fuoco all’ambasciatore francese;
– il 15 agosto 1686, quando Papa Innocenzo XI proibì agli ebrei di uscire per le strade durante il carnevale, emanò un decreto (sottoscritto come “Regina”), col quale offrì la sua speciale protezione a tutti gli ebrei di Roma che l’avessero voluta.
Cristina morì a Roma il 19 aprile 1689. Sebbene desiderasse una tomba semplice, fu sepolta nelle Grotte Vaticane, sotto la Basilica di san Pietro (pochissime altre donne hanno avuto questo privilegio, normalmente riservato ai Papi: Agnese del Sacro Romano Impero, Matilde di Canossa, Carlotta di Cipro, Maria Clementina Sobieski), e nella Basilica superiore fu collocato un monumento marmoreo.
L’eccezionale patrimonio di opere d’arte del Palazzo Riario andò disperso a prezzi irrisori tra i nobili romani, mentre il successivo Papa, Alessandro VIII (1610-1691), comprò per quattro soldi la splendida biblioteca.

​Su Cristina è stato detto e scritto tutto e il contrario di tutto, a cominciare dal fatto che rimase sempre ambigua la sua collocazione sessuale: alla nascita, fu per errore dichiarata maschio, perché aveva molti capelli ed urlava (ed anche per una malformazione dei genitali; senza contare che tutti avrebbero preferito un erede al trono maschio); fu educata in modo virile; le si attribuirono amori maschili e femminili.
Cristina non volle mai sposarsi, malgrado le sollecitazioni che le giungevano da ogni parte; probabilmente, non gradiva l’idea che un uomo, sposandola e diventando Re, la facesse passare in seconda linea. Era e si sentiva padrona di se stessa, sempre al primo posto (del resto, tentò anche, senza successo, di diventare Regina di Napoli o della Polonia).
​Durante il suo regno, Cristina si dedicò principalmente alla cultura nelle sue varie forme (letteratura, arte, musica, teatro, filosofia), facendo diventare Stoccolma, che era capitale di un Paese all’epoca povero, l’«Atene del nord», e la sua Corte una delle più raffinate d’Europa.
Parlava correntemente svedese, tedesco, olandese, francese e italiano.
Nel 1649, a seguito della Pace di Westfalia, fece trasportare a Stoccolma come bottino di guerra, dal Castello di Praga, la collezione di Rodolfo II d’Asburgo, comprendente tra l’altro 760 dipinti, 170 sculture di marmo e 100 di bronzo.
Personalità anticonformista (ad esempio, aveva l’abitudine di sedere con le gambe accavallate, cosa che sconvolgeva la società dell’epoca), a Roma ha lasciato il ricordo di vere o supposte stravaganze; la più nota è questa: dinanzi a Villa Medici, oggi sede dell’Accademia di Francia, c’è una fontana, al centro della quale è collocata una palla di cannone di marmo; secondo la tradizione, si tratterebbe della palla fatta sparare da Cristina (ventinovenne ed avvenente), dalla dirimpettaia fortezza di Castel Sant’Angelo, per “punire” il Cardinale Decio Azzolino, suo spasimante, che non si era presentato a un appuntamento a Villa Medici.
Trascrivo:
– un articolo tratto da “Literatura Mondo” 1937-6, p. 189 (commento al libro di Margaret Leland Goldsmith “Christina of Sweden, a psychological biography”, 1933). Stranamente, l’articolo non è citato nell’indice in rete di “Literatura Mondo”, ma lo si trova soltanto sfogliando la rivista: una omissione involontaria, oppure una intenzionale cancellazione dalla memoria?;
– un trafiletto apparso su “Roma Esperantisto” 1908-10 (novembre 1908), p. 120, a proposito dell’Accademia dell’Arcadia.
Allego:
– l’immagine di Cristina, tratta dal francobollo impresso su una cartolina postale svedese emessa per ricordare la colonizzazione svedese del Delaware (USA), dove nel 1638 (sotto il regno di Cristina) fu fondata la città di Fort Christina a Wilmington, presso l’attuale Christina River
it.wikipedia.org/wiki/Nuova_Svezia
eo.wikipedia.org/wiki/Nova_Svedio
– l’annullo postale per il Congresso svedese di Esperanto del 1967, che si svolse a Norrköping, antico feudo di Cristina di Svezia;
​- la foto della fontana davanti Villa Medici, con al centro la palla di cannone;
​- il francobollo italiano del 2012 (su bozzetto di Giustina Milite) per l’Orto botanico di Roma, annesso a Palazzo Riario (oggi Corsini).


KRISTINA, SVEDA REĜINO.

Ŝi parolis dek, aŭ dekunu lingvojn, donis okupon al la amaso de sekretarioj, skribadis leterojn de mateno ĝis vespero al reĝoj, scienculoj, generaloj, diplomatoj kaj artistoj, ŝiaj konatoj kaj amikoj estas troveblaj en ĉiu kulturcentro de Eŭropo – jen tiel skribas la samepokano pri la filino de Gustavo Adolfo. Kristina laŭ Keyserling, estas unu el la plej interesaj figuroj de la mondhistorio. Pli ol tricent jaroj ventegis tra Eŭropo de tiam, ke tiu ĉi viranima virino teruris per siaj kuraĝaj kaj neatenditaj ideoj la diversajn registarojn. Dum tiuj tri jarcentoj multaj kronikis pri la aferoj de Kristina, kio ne ĉiam apartenas al la rekomendeblaj rakontoj por la junularo. Sed, fakte, la kronikistoj, plejparte ne aplikis sian kronikon al la faktoj kaj historia realo.
Komence la akuzoj sekvis unu la alian. Kio povis esti home misfamiga, kio povis esti morale malhonestiga, ĉion malbonan, kion la homa cerbo povis elfantaziigi, oni ŝmiris sur la figuron de la malfeliĉa reĝidino, tiel ke mem la figuro fine tute malaperis en la kotmarĉo de tiuj afablaj ŝmiraĵoj. Tamen, ŝi estis kulturestaĵo kaj ofte boninstinkta kaj akrevida politikisto. Poste venis novaj historiistoj, kiuj nun volis per sia patenta maniero neĝblankigi la figuron de Kristina. Laŭ ili ĉio estis kalumnio kaj tiuj ĉi pur-industriistoj de la literaturo eĉ klopodis normaligi la sendube ne ĉiutagan moralan vivon de la reĝino.
Estas klare, ke post la diversaj ekstremoj devos naskiĝi la vera biografio pri Kristina. La libro de Margaret Goldsmith plenigas nun tiun ĉi jam delonge sentatan mankon. Ŝi desegnas kun egala atento ĉiujn trajtojn de tiu signifa kaj stranga persono. Ŝi prezentas la fonton de la implikaĵoj, la konfuzojn, kiuj sekvis la naskiĝon de Kristina; kiel oni kredis pri la novnaskito, ke ĝi estas knabo kaj kiel oni klopodis resti konsekvencaj al tiu eraro. Kristina ricevis knab-edukadon, oni edukis ŝin kvazaŭ estontan soldaton. Kio poste okazis en la vivo de Kristina, estis la konsekvenco de tiu eduko kaj de tiu akcidento, pro kiu ŝia ŝultro oblikviĝis kaj neniam ŝi povis liberiĝi de certa malsuperec-komplekso.
La aŭtorino atentigas nin ankaŭ pri tio, ke Kristina nur teorie havis infanaĝon. Oni edukis ŝin kiel viron kaj atendis, ke ŝi estu virino subtila; – ĉu tia espero povis plenumiĝi?​Kaj kiam ŝi plenkreskis kaj antaŭ la tuta mondo klariĝis, ke ŝi neniam edziniĝos, ŝia sorto iĝis tute definitiva. Se ŝi estus edziniĝinta, ŝi neniam estus abdikinta. Tiaokaze la historio de Svedlando nun estus pli riĉa per granda regnestro kaj malpli riĉa per granda aventuristo – aŭ per unu malfeliĉa homo.
Tiu ĉi Kristina-biografio, per sia drameca pleno, per sia krediga, profunda psikologio efikas kiel escepte sukcesa, literaturnivela detektivromano, kiun ni sekvas kun ne malvigliĝanta intereso de la komenco ĝis la ruiniĝo de Kristina. Ŝia granda konflíkto inter la paragrafoj, moralaj leĝoj, tradicioj, kontraŭ kiuj ŝi ekmilitis, kaj la individuo, kiu estis produktaĵo de tiuj faktoroj, estas psike tiom subtile motivita, ke ni sentas ŝian tragedion preskaŭ kiel nian propran.
(Literatura Mondo 1937-6, p. 189)

Roma. La 12an de novembro prof. Luigi Giambene, Sekretario de Roma Esperantista Societo, diris sian unuan paroladon de l’ akademia kurso ĉe la Akademio Arcadia, antaŭ multenombra aŭdantaro. La dua parolado okazos mardon 1an de decembro.
Roma. Il 12 novembre il professor Luigi Giambene, segretario della Società Esperantista Romana, tenne la sua prima conferenza del corso accademico presso l’Accademia di Arcadia, dinanzi ad un uditorio assai numeroso. La seconda conferenza avrà luogo martedì 1 dicembre.
“Roma Esperantisto” 1908-10, p. 120

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *