Personaggi

Ferdinando Palasciano

È opinione comune che l’idea della Croce Rossa sia venuta per primo allo svizzero Henry Dunant, a seguito della sanguinosa battaglia di Solferino (1859):
it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_di_Solferino
www.esperanto-gacond.ch/Claude_Gacond_Radioprelego-0028.pdf
In realtà, la prima idea venne a un italiano (per la precisione, un meridionale di Capua vicino Napoli), Ferdinando Palasciano, nato il 13 giugno 1815 e morto il 28 novembre 1891.
Durante i moti di Messina del 1848 (*), il chirurgo Ferdinando Palasciano, giovane ufficiale dell’esercito borbonico, disobbedì all’ordine del generale Carlo Filangieri di curare soltanto i feriti borbonici, e soccorse anche i ribelli. Per questa insubordinazione fu processato e condannato a morte, ma il sovrano Ferdinando II gli commutò la pena in un anno di carcere.
​Anche durante la battaglia del Volturno (1860), Palasciano riaffermò il diritto dei feriti di essere curati, indipendentemente dalla divisa indossata.
Caduta la monarchia borbonica, Palasciano poté esporre liberamente le sue idee e, in occasione di un Congresso Internazionale svoltosi a Napoli nell’aprile del 1861, affermò: “Bisognerebbe che tutte le Potenze belligeranti, nella Dichiarazione di guerra, riconoscessero reciprocamente il principio di neutralità dei combattenti feriti per tutto il tempo della loro cura e che adottassero rispettivamente quello dell’aumento illimitato del personale sanitario durante tutto il tempo della guerra”.
Con questo discorso, che ebbe una vasta eco in tutta Europa e che, tre anni più tardi, sarà alla base della Convenzione di Ginevra, Palasciano proclamò, per la prima volta, il più importante dei principi fondamentali della Croce Rossa.
Allego:
– un annullo speciale italiano del 1995 con il ritratto di Palasciano;
– pag. 131 del numero 20-21-22 (del 10 ottobre-25 novembre 1914) de “L’Esperanto”, con l’inizio di un frasario in Esperanto per soccorrere i feriti in guerra.
– tessera di riconoscimento (1943) di Giovanni De Salvo come “Guardia Palatina d’onore di Sua Santità”; v. la nota qui sotto.
(*) Mi sia consentita una notazione personale.
La mia famiglia è originaria di Messina.
​Durante i moti del 1848, un mio quasi omonimo (Antonino De Salvo), dal carattere originale, indossato un berretto con la scritta “Vincere o morire”, non solo organizzò una squadra di volontari coraggiosa e combattiva, ma osò anche intimare la resa al generale Paolo Pronio, comandante della Cittadella. Ferito gravemente, morì bruciato vivo nell’incendio della chiesetta in cui era stato trasportato.
ospitiweb.indire.it/~memm0002/Messinastoria/eroi.html
​Non so se Antonino De Salvo era mio parente. Ma certo ritrovo quello spirito in mio padre, Giovanni De Salvo, tipografo, che durante l’occupazione tedesca di Roma (1943-1944), arruolato nella Guardia Palatina di Sua Santità, stampava clandestinamente manifestini antinazisti (in casa, e… incredibile ma vero, all’interno della Tipografia Poliglotta Vaticana), e li diffondeva a rischio della vita.

Un pensiero su “Ferdinando Palasciano

  1. Dankon pro la akurataj informoj pri ĉi tiu tre valora kuracisto, kiu instruis al posteuloj tre progresisman koncepton, tiun pri ‘neŭtraleco’. Ankaŭ mi traktis pri li antaŭ kelkaj monatoj, ĉe: https://lingvovojo.wordpress.com/2017/08/16/la-koncepto-pri-neutraleco/
    kaj vidas grandan paralelecon inter lia konduto sur la batalaj kampoj kun la neŭtraleco implicita en nia esperanta afero. Fakte li firme diris ke “je la momento kiam vundito necesas sukuron, li implicite perdas armeanan statuson por alpreni tiun je vundito”, kaj mi – tute neŝerce – parafrazis lian diron, kiu povas tiel montriĝi: “kiam homo necesas helpon por interkomunikadi kun alilandaj homoj, por plej malsamaj kialoj, li/ŝi virtuale perdas sian ‘Nacianan’ aŭ ‘Ŝtatanan’ statuson por alpreni nur tiun pri ‘MONDCIVITANO”.

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