Personaggi

Boris Pahor

Il 26 agosto compie 104 anni, ancora vivace di mente, lo scrittore sloveno Boris Pahor
it.wikipedia.org/wiki/Boris_Pahor
nato a Trieste come cittadino austriaco nel 1913, e divenuto cittadino italiano con l’annessione di Trieste all’Italia nel 1919.
​Pahor, considerato un classico della letteratura del novecento (è stato più volte candidato al Premio Nobel), è noto, oltre che per la sua attività letteraria, anche per la sua resistenza alla italianizzazione forzata degli sloveni della Venezia Giulia e dell’Istria all’epoca fascista (quando – tra l’altro – furono imposte la italianizzazione dei cognomi e l’istruzione scolastica in italiano, furono proibite tutte le attività culturali slovene, e perfino parlare in sloveno era considerato un atto sovversivo).
Arruolato nell’Esercito italiano, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 Pahor si dette alla lotta partigiana contro gli occupanti tedeschi. Arrestato dai collaborazionisti sloveni, fu prima recluso nel famigerato carcere triestino del Coroneo, e poi deportato in vari campi di concentramento nazisti in Francia e Germania, ove contrasse la tubercolosi; le sofferenze subite, peraltro, non gli hanno impedito di raggiungere un’età eccezionale, tanto che si potrebbe dire che la forza per la sua resistenza fisica è dovuta proprio all’esigenza spirituale di persistere nella difesa delle identità negate.
Insegnante (nel dopoguerra) di lingua e letteratura italiana e slovena nelle scuole italiane con insegnamento in sloveno, Pahor è amato dagli sloveni e rispettato dagli italiani (a parte qualche ambiente neofascista); è notevole, al riguardo, che il Comune di Trieste gli ha conferito un prestigioso Premio (il “San Giusto d’oro”, dal nome del Patrono della città) riservato ai triestini illustri, cosa davvero eccezionale in una città che ha ancora viva la memoria delle sofferenze subite, rispettivamente dagli sloveni ad opera del regime fascista, e dagli italiani ad opera dei seguaci di Tito durante l’occupazione jugoslava del 1945. D’altra parte, il rapporto tra italiani e sloveni a Trieste è decisamente migliorato negli ultimi anni; mentre ancora nel 1991 Anita Periĉ Altherr aveva pubblicato il volume in Esperanto “Ne facilas esti… Sloveno en Italio” (Non è facile essere… Sloveno in Italia), che a suo tempo provocò aspre polemiche, Boris Pahor ha più recentemente dichiarato: «Siamo fortunati perché finalmente a Trieste ci chiamano sloveni. Fino a qualche anno fa non si parlava di sloveni, ma di slavi. Ancora oggi qualcuno dice: “voi slavi”. L’espressione veniva poi modificata in “schiavo” e quindi “s’ciavo”, che è entrato nell’uso corrente del dialetto triestino».
Pahor, cattolico antifascista ma anche anticomunista, con la franchezza propria di uno spirito indipendente non esitò a denunciare non solo le violenze fasciste, ma anche gli eccidi commessi dall’esercito jugoslavo e la connivenza britannica con gli sloveni che avevano collaborato con i nazisti; questa posizione fece sì che sue opere fossero a lungo vietate nella ex Jugoslavia (anche recentemente, fedele alla sua tendenza ad evitare gli estremismi, Pahor ha avuto contrasti con la Slovenia, perché si è rifiutato di sostenere pienamente le rivendicazioni territoriali di quel Paese nei confronti della Croazia).
Il suo libro più famoso, “Nekropola” (in italiano “Necropoli”, in francese “Pélerin parmi les ombres”, in inglese “Pilgrim among the shawdows”) è stato tradotto in molte lingue, tra cui l’Esperanto (da Janko Štruc, Celovec/ Maribor, 1993, Interlkulturo) con il titolo “Pilgrimanto inter ombroj”:
www.retbutiko.net/ie/ero/piom
(non c’è su Pahor una pagina di Wikipedia in Esperanto; in quella in italiano non si fa cenno della versione del libro in Esperanto, che invece è citata nelle pagine in altre lingue).
​A suo tempo, Pahor presenziò alla presentazione del suo libro in Esperanto presso l’Associazione Esperantista Triestina, nella vecchia sede di via Crispi (attualmente, per ironia della sorte, l’Associazione ha sede in via del Coroneo, nei pressi del famigerato carcere), con la partecipazione del Coro femminile Ivan Grbec di Servola, un ottimo coro della minoranza slovena del quale facevano parte alcune socie della AET.
Allego:
– un recente ritratto di Boris Pahor;
– le pagine 19 e 20 de “L’Esperanto” 2008-6, che testimoniano un’altra occasione di incontro di Pahor con la realtà dell’Esperanto;
– la copertina di “Pilgrimanto inter ombroj”;
– la copertina di “Ne facilas esti… Sloveno en Italio”.

2 pensieri su “Boris Pahor

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