Personaggi

Sarah Bernhardt

​Il 26 marzo ricorre la morte (nel 1923) dell’attrice francese Rosine Bernardt, (1844-1923), conosciuta con il nome d’arte Sarah Bernhardt

it.wikipedia.org/wiki/Sarah_Bernhardt

eo.wikipedia.org/wiki/Sarah_Bernhardt

soprannominata La voix d’or (“La voce d’oro”) e La divina.

​Famosa sia per il suo talento che per una vita sregolata (ebbe un figlio illegittimo, vari amanti, e da ultimo professò pubblicamente la sua omosessualità), ebbe enorme successo non solo in patria ma anche all’estero, sebbene si esibisse soltanto in francese; non smise di recitare (da seduta) neppure quando, nel 1915, dovettero amputarle una gamba.

​Alla sua forza d’animo in quest’ultima circostanza fa riferimento un articolo pubblicato sulla rivista “Esperanto de UEA” 1919-1, p. 7 (gennaio 1919), che allego come immagine e traduco. L’articolo mostra una grande vicinanza umana e perfino ammirazione, ma lo stesso non accadde con i detrattori dell’artista, che crudelmente la prendevano in giro perché recitava stando seduta, e per questo le affibbiarono il nomignolo “Mère-la-Chaise” (letteralmente: Madre-la-Sedia), parodiando il nome del più famoso cimitero di Parigi, quello del “Père-Lachaise” (Padre Lachaise). Per ironia del destino, Sarah Bernhardt è sepolta proprio nel cimitero di Père-Lachaise:

it.wikipedia.org/wiki/Cimitero_del_P%C3%A8re-Lachaise

eo.wikipedia.org/wiki/Tombejo_P%C3%A8re-Lachaise

​Allego un ritratto dell’artista.

 


 

Resistenza della donna e dell’uomo – Della questione, se la donna sia più capace di sopportare le difficoltà della vita, si occupa un quotidiano svedese e giunge alla conclusione che la guerra apre al riguardo nuove prospettive. Le leggi di alcuni Stati ammettono che la donna è meno forte, ad esempio in Inghilterra. Se dunque in un incidente ferroviario muoiono marito e moglie, l’eredità va ai parenti dell’uomo, perché la legge inglese parte dal punto di vista che la donna, in qunato più debole, muoia per prima.

Però i medici ritengono che la donna accolga con maggiore tranquillità le notizie dolorose, e sopporti più facilmente i crucci della vita. Questo è attribuito alla circostanza che la donna è sottoposta a sofferenze fisiche maggiori dell’uomo. Un’altra teoria dice che la donna può sopportare più facilmente i freddi e le privazioni fisiche grazie ad una maggiore quantità di grasso in corpo. Durante la guerra si è evidenziato che le infermiere nelle trincee spesso subiscono stress fisici e nervosi maggiori dei soldati. Per interi mesi vivono in quell’inferno ed appaiono più resistenti dei loro colleghi uomini: medici e infernieri.

La vita della famosa attrice Sarah Bernhardt è una prova della fenomenale resistenza femminile. All’età di 72 anni le fu amputata una gamba, e l’anno successivo intraprese una tournée in America.

Migliaia di donne hanno lavorato nelle fabbriche di munizioni non solo perché mancavano gli uomini, ma anche perché si è evidenziato che le donne possono fare un lavoro maggiore. In Belgio e nel nord della Francia le donne lavorano nelle minere spingendo vagoncini di carbone, aiutano nella costruzione delle case sollevando mattoni e calce, lavorano nelle fabbriche di mattoni, dove spingono carriole piene di terra, ecc.

Il medico americano Dott. Sargent conclude che le donne possono essere buoni soldati al pari degli uomini. Le donne che hanno preso parte alla guerra attuale, ad esempio il battaglione femminile di Kerenski, hanno mostrato le stesse qualità degli uomini. Non si deve poi dimenticare che le donne non sono addestrate nel campo militare come gli uomini che hanno anni di servizio militare.

La storia conosce molti esempi di forza fisica femminile. Le donne delle genti germaniche combattevano spallaa spalla con i loro mariti.

In Giappone, come pure in Cina, le donne svolgono spesso il compito di scaricatori di porto. In Bulgaria durante la guerra sono le donne che lavorano la terra e danno da mangiare alla patria. In tempo di pace il raccolto in interi distretti è opera delle donne, perché gli uomini in estate cercano lavoro in Romania, Russia, Ungheria ed America.

“Esperanto de UEA” 1919-1, p. 7

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