Personaggi

Dino Compagni

Il 26 febbraio ricorre la morte (nel 1324) del politico, scrittore e storico fiorentino Dino Compagni (1255-1324)

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noto quale autore della “Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi”, un testo fondamentale per capire la “Divina Commedia” del suo contemporaneo Dante Alighieri.

In Esperanto esiste la traduzione (di Carlo Minnaja) di un brano tratto dal libro III, cap. 21, relativo alla morte cruenta di un nemico, Corso Donati; la descrizione contiene aspetti di umana pietà, a differenza dei versi di Dante (Purgatorio 24,82-87) che esprimono invece quasi un senso di compiacimento:

«Or va», diss’el; «che quei che più n’ha colpa,

vegg’io a coda d’una bestia tratto

84 inver’ la valle ove mai non si scolpa.

La bestia ad ogne passo va più ratto,

crescendo sempre, fin ch’ella il percuote,

87 e lascia il corpo vilmente disfatto.

Allego:

– il brano di Compagni, in italiano (arcaico) e nella versione in Esperanto pubblicata nella “Itala Antologio” (Antologia Italiana), Milano FEI 1987, p. 114-115;

– una miniatura con la morte di Corso Donati, da un manoscritto conservato nella Biblioteca Vaticana;

– la copertina della prima edizione (in grande formato) della traduzione in Esperanto del “Purgatorio” ad opera di Enrico Dondi (Fonto, Chapecó, 2000).

 


MORTE DI CORSO DONATI

Messer Corso, infermo per le gotti, fuggìa verso la badìa di San Salvi, dove già molti mali avea fatti e fatti fare. Gli sgarigli il presono, e riconobberlo: e volendolne menare, si difendeva con belle parole, sì come savio cavaliere. Intanto sopravenne uno giovane cognato del mariscalco. Stimolato da altri d’ucciderlo, nol volle fare; e ritornandosi indietro, vi fu rimandato: il quale la seconda volta li dié d’una lancia catelanesca nella gola, e uno altro colpo nel fianco; e cadde in terra. Alcuni monaci ne ’l portorono alla badia; e quivi morì, a dì 6 di settenbre 1308, e fu sepulto.
La gente cominciò a riposarsi, e molto si parlò della sua mala morte in varii modi, secondo l’amicizia e inimicizia: ma parlando il vero, la sua vita fu pericolosa, e la morte reprensibile. Fu cavaliere di grande animo e nome, gentile di sangue e di costumi, di corpo bellissimo fino alla sua vecchieza, di bella forma con dilicate fattezze, di pelo bianco; piacevole, savio e ornato parlatore, e a gran cose sempre attendea; pratico e dimestico di gran signori e di nobili uomini, e di grande amistà, e famoso per tutta Italia. Nimico fu de’ popoli e de’ popolani, amato da’ masnadieri, pieno di maliziosi pensieri, reo e astuto. Morto fu da uno straniero soldato così vilmente; e ben seppono i consorti chi l’uccise, ché di subito da’ suoi fu mandato via. Coloro che uccidere lo feciono furon messer Rosso dalla Tosa e messer Pazino de’ Pazi, che volgarmente per tutti si dicea: e tali li benediceano, e tali il contrario. Molti credettono, che i due detti cavalieri l’avesson morto; e io, volendo ricercare il vero, diligentemente cercai e trovai così esser vero.
Dino Compagni, “Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi” III, 21

MORTO DE CORSO DONATI

Sinjoro Corso, podagromalsana, estis forkuranta al la abatejo de S. Salvi, farintc kaj fariginte jam multajn malbonaĵojn. La soldatoj lin kaptis kaj rekonis; ĉar oni volis lin forkonduki, li sin defendadis per belaj vortoj, kvazaŭ li estus prudenta kavaliro. Dume alvenis juna bofrato de la patrolestro. Instigite de aliaj, lin mortigi, li ne volis; tamen, de tie reveninte, tien li estis resendata. La duan fojon li donis pikon per kataluna lanco en lian gorĝon, kaj alian en la flankon: li terenfalis. Kelkaj monaĥoj lin portis al la abatejo; ĉi tie li mortis la 6-an de oktobro 1308 kaj estis enterigita.
La popolo ekripozis, kaj multe oni parolis pri lia malhonora morto diversmaniere, laŭ amikeco aŭ malamikeco, sed, verdire, lia vivo estis danĝera, kaj la morto mallaŭdinda. Li estis kavaliro kun granda animo kaj renomo, nobela laŭ sango kaj moroj, kun korpo belega ankaŭ ĝis la maljunaĝo, kun bela formo kaj delikata aspekto, kun blanka haŭto; plaĉa, saĝa kaj eleganta oratoro, li ĉiam okupiĝadis pri grandiozaj aferoj; konanto kaj intimulo de grandaj sinjoroj kaj de nobeloj, kun multaj konatoj, kaj fama en tuta ltaJujo. Li estis malamiko al la plebregoj kaj al la plebanoj, amata de siaj sekvuloj, malbona kaj ruza. Li estis mortigita de fremda militisto tiel maldigne; kaj lia familio bone sciis, kiu estas la mortiginto, ĉar tuj li estis forsendita
malproksimen de siaj parencoj. Kiuj lin murdigis estis sinjoro Rosso della Tosa kaj sinjoro Pazzino de’ Pazzi kiel komune ĉiuj diradis: kelkaj ilin benis, kelkaj malbenis. Multaj kredis, ke la du menciitaj kavaliroj lin mortigis, sed mi, volante elserĉi la veron, diligente serĉis, kaj trovis, ke tiel estas vere.
Dino Compagni, el “Cronica delle cose occorrenti ne’ tempi suoi”
(Kroniko de la aferoj okazantaj en liaj tempoj)
III, 21 – trad. Carlo Minnaja
(“Itala Antologio”, Milano FEI 1987, p. 114-115)

 

 

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